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Diari della bicicletta

Ovvero da dove abbiamo iniziato con le nostre vacanze in bici.

Parliamo di vacanza perché per quanto riguarda il capitolo ‘ciclismo urbano quotidiano’ da queste parti siamo un po’ frustrati (d’altronde il territorio fuori dal GRA della città metropolitana non aiuta: no piste ciclabili, no parcheggi di scambio, saliscendi infiniti, piloti che se ne fregano dei ciclisti e anche di tutte le regole della decenza al volante). L’estate allora è il momento in cui ci consoliamo esplorando l’Europa in bici e in cui aggiungiamo nuovi capitoli ai nostri diari della bicicletta.

La voglia ci è venuta dopo un anno di vacanze in moto; la dimensione due ruote motorizzate è affascinante ma manca di tutti gli aspetti di spensieratezza che solo la bici può darti. Con la testa dentro a un casco e il rumore del motore ti perdi il vento sulla faccia e i suoni della natura, ti perdi il chiacchierare sui massimi sistemi ascoltando le cicale, l’annusare l’aria e sentire avvicinarsi l’odore della pioggia, l’ascoltare i dialetti che cambiano e i rumori della vita quotidiana che escono dalle finestre, ma soprattutto perdi la dimensione più umana e più lenta del guadagnarsi la meta pedalata dopo pedalata, fermandosi a guardare il cielo e gli animali che ti attraversano la strada.

Sarà una deformazione da anni e anni di campi scout (miei) e di tour su mezzi di trasporti lentissimi (del marito), ma ormai i nostri viaggi sono organizzati solo in base all’utilizzo costante della bicicletta.

Il primo e più avventato viaggio a pedali è stato nel 2011, un’avventura improvvisata e faticosa ma bellissima: treno fino a Bruxelles (con cambio a Parigi) e poi in bici fino a Londra, in un agosto caldissimo, con due bici pieghevoli Decathlon, nessuna prenotazione, uno zaino legato provvisoriamente sul portapacchi e un matrimonio da finire di organizzare. Il viaggio è stato lungo e anche costellato di piccole difficoltà che solo dei ciclisti sprovveduti possono avere (bici nuove e sconosciute, montapacchi montati male, nessun copertone di scorta, bucare proprio nel giorno di chiusura del negozio di bici, non calcolare i tempi per trovare un posto per dormire libero nel Kent ad Agosto, affrontare i ciclisti aggressivi londinesi dopo aver passeggiato in tranquillità nella splendida campagna inglese) ma è stato anche meraviglioso, annaffiato da birre e piogge improvvise, in grado di smaltire tutti i pensieri e le preoccupazioni di due giovinotti che si apprestano al matrimonio. Eccoci qua, soddisfatti e ‘mbriachi.

diari della bicicletta

Da quel viaggio in poi tutte le nostre vacanze estive sono state in bici:  ci sono state le Lande, poi l’Olanda, poi la Drava, poi ancora le Lande e i Paesi Baschi, poi il Portogallo e nel 2017 la ciclabile del Danubio. E ci sono stati i weekend alla scoperta dell’Italia in bici, dalla Sardegna al Friuli, dall’Emilia alla Puglia, stiamo cercando di pedalare per tutto lo stivale!

(il titolo del  post è copiato paro paro dal libriccino di David Byrne, che occupa sempre un posto d’onore nel nostro cuore)

Quella volta che mi chiamavo Artura

movimento artura

Per un po’ di mesi in questo 2017 mi sono chiamata Artura. Non è un nome particolarmente bello ma ha un significato particolare perché Artura è nata appena dopo il famigerato Movimento Arturo. Per chi in questa primavera si è perso qualche pezzo di cultura pop sinistroide, il Movimento Arturo, creato della redazione di Gazebo, è un movimento politico satirico che si è autoalimentato e autodefinito da sè.

Nato per sfidare su web e social i piccoli partiti spuntati qua e là, ha attratto in meno di 3 mesi più di 50.000 follower su Twitter, generato centinaia di meme e fornito anche materiali di riflessione a un pezzo della politica che ha visto nei fan di Arturo un popolo di (politicamente) scontenti in fermento.

In questo flusso di coscienza collettivo, da cui sono nati migliaia di circoli virtuali e tematici, ho provato a far entrare in gioco anche la voce delle Arture, cioè una voce declinata al femminile, Movimento Artura, per provare a far emergere nel panorama politico arturiano temi cari a noi donne.

Gli articoli a nome Artura sono stati pubblicati anche sul periodico autoprodotto e autoinventato L’Arturità (potete leggerli in pdf lì, o ripubblicati su questo blog) che con enorme sforzo collettivo dal basso ha provato a tradurre in un prodotto intelligente e fruibile tutte le idee che Movimento Arturo ha generato.

Al momento il Movimento Arturo è in stand-by: il team di Gazebo è passato da Rai3 a La7, sicuramente ci sarà un nuovo programma, con lo stesso team e un nuovo nome ma non è ancora chiaro se ci sarà spazio per Arturo, Artura, tutti i circoli e i loro seguaci.

Zaino e/o valigia leggera e essenziale

valigia leggera

Per chi ha passato infanzia, adolescenza e anche un bel pezzo di maturità con l’uniforme degli scout e lo zaino in spalla, dopo anni a ridurre i calzini all’essenziale, a dividere i picchetti della tenda uno per uno e a pesare anche le ciabatte, arriva il momento dello svacco, quello in cui la valigia è enorme e dentro ci hai messo anche il libro da 1000 pagine.

Tutto ciò è successo anche a me, in un viaggio di 4 settimane in cui sono partita con due zaini e anche una borsa supplementare. Ho esagerato, per svariati motivi, primo tra tutti non aver studiato abbastanza la meta e il percorso, ma poi ho fatto mea culpa per tutto il viaggio e ancora dopo ritornando a casa e ancora dopo, quando ho deciso, insieme al coniuge, di ridurre sempre e per sempre il bagaglio all’essenziale.

Abbiamo iniziato così a compilare una lista, che prima abbiamo definito universale, e poi abbiamo declinato in mille varianti intersecabili: abbiamo così la lista mare-bici, quella trekking-moto, quella montagna-mare-bici, quella aereo-mare e via dicendo. Nel tempo siamo arrivati anche a perfezionare l’attrezzattura, investendo in indumenti indistruttibili e poliedrici, e soprattutto in uno zaino perfetto (il MEI Voyageur, di cui magari vi racconterò un po’ di più). Ovviamente ho anche continuato a seguire gli insegnamenti del perfetto zaino scout, e ogni categoria di indumenti ha il suo sacchettino specifico…

Alcune delle cose inserite della lista, che possono sembrare folli, vengono direttamente dai consigli di OneBag, il blog scritto da Doug Dyment, che è diventato un vero e proprio guru del viaggiare leggero (la rubrica per alcuni anni è stata presente anche su Internazionale e alcuni articoli li trovate ancora pubblicati online). Tipo il nastro telato e il tappo universale. Il nastro telato lo abbiamo usato incredibilmente per rattoppare vestiti e in emergenza anche ruote di bicicletta; il tappo universale invece in pratica lo abbiamo usato ovunque per lavare la biancheria: fateci caso ma in molti hotel, ostelli e b&b mancano i tappi nei lavandini, e quindi lasciare ‘a mollo’ magliette e calzini diventa impossibile.
Alcune cose inserite sulle liste di OneBag le abbiamo cassate (come la giacca o l’ombrello), e abbiamo inserito invece elementi come la calzamaglia (utilissima in una notte in tenda in Marocco e da allora in poi in tutte le situazioni in cui arriva il freddo all’improvviso).

Con gli anni alcuni oggetti sono stati sostituiti e/o aggiunti, e al fido zaino sono state affiancate le due borse Ortlieb per la bici; un unico arcano rimane nella lista universale: quelle candele che abbiamo inserito e non abbiamo mai portato nè usato.

(nella foto il contenuto della valigia leggera per il primo viaggio in bici nelle Lande)

Lo scatolone dei viaggi, ovvero come NON conservare ricordi di viaggio

Quello nella foto è il mio scatolone dei viaggi. Forse la foto non racconta bene le dimensioni ma lo scatolone prima conteneva una trapunta per letto matrimoniale, e nonostante le notevoli misure di cm 70x60x25, straborda di cose. Questo è il peggior modo che avete per conservare ricordi di viaggio.

Confesso che finora qualche viaggio l’ho fatto, ma lo scatone non straborda per il numero dei viaggi, ma piuttosto per il numero di ricordi.

Sì perchè per ogni viaggio una delle mie necessità è quella di conservare scontrini, indirizzi, ricevute, cataloghi e anche riviste immobiliari (non si sa mai avessi prima o poi i soldi per comprare quella casa bellissima a Contis les Bains…). Come si può farne a meno? Non si può.

Però lo scatolone non ce la fa più e anche a me tutto quello spazio nel sottotetto sembra sprecato. Oggi allora ho aperto lo scatolone e ho deciso di fare una cernita, ma niente da fare, ci sono cose da cui non mi voglio liberare, conservare ricordi di viaggio per me è indispensabile.

Ho rinunciato a buttare, ma non a riorganizzare: si perchè tutto quel materiale bello e interessante e pieno di vita ora non è consultabile. Se voglio recuperare il nome di quel ristorante fighetto a San Jose devo ribaltare tutto e aprire sacchetto per sacchetto; la maggiorparte delle volte mi stufo prima di trovare quello che cerco e allora anche conservare quel biglietto da visita (perché so che c’è!!) mi sembra inutile.

Ho pensato di fare allora delle scatoline personalizzate per ogni viaggio, tipo queste su Pinterest, belle bellissime da tenere in libreria, chic che non impegnano, ma anche in questo caso la fruizione mi sembre un po’ scomoda, e rischio di far scoppiare anche queste scatole.

Per ora la soluzione migliore che mi è venuta in mente, spulciando anche qua e là su Pinterest è un quaderno di viaggio, anzi uno scrapbook di viaggio sul quale attaccare tutti quei mini pezzettini di carta e quelle guide turistiche local rimediate durante i viaggi. Sarà un lavoro lungo, per questo ho incominciato con lo sfoltire i sacchetti e lasciare solo l’essenziale, che per gli ultimi due viaggi si è tradotto in queste due bustine trasparenti. Il prossimo passo per andare avanti è procurarsi un quaderno non troppo costoso da personalizzare e trasformare in una guida fai da te. Che la forza e la pazienza, e il tempo siano con me!

Fuori Roma: Orvinio, le Pratarelle

gite fuori roma pratarelle

Ci sono posti dove fare gite fuori Roma meravigliosi e fortunatamente sconosciuti, a pochi chilometri dalla capitale. Da casa nostra, che si trova ancora nella Città Metropolitana della capitale (ma per fortuna abbastanza lontana da non sentirne i miasmi), in mezz’ora di macchina arriviamo in valli nascoste e profumate; in un paio di ore a piedi arriviamo in posti ancora più belli, come Monte Gennaro.

Quello che vi racconto oggi è un posto che si può raggiungere sia a piedi, passando per il sentiero 310 da Scandriglia (sono circa 4 km), sia in macchina, attraversando il centro storico di Orvinio e seguendo i cartelli che indicano la località ‘Pratarelle’. Read More

Pesce sostenibile: quale scegliere?

Mangiare in maniera sostenibile è una bella sfida, soprattutto se si parla di pesce.

Questo è un argomento su cui da tanto tempo in famiglia discutiamo, cerchiamo informazioni e continuiamo a incrociare vari dati.
La nostra cucina cerca di essere sempre sostenibile: cerchiamo di coltivare nel nostro orto più cose possibili, sperimentando la difficoltà di alcune colture e soprattutto di alcuni raccolti, abbiamo un pollaio per le uova e la carne bianca, un pastore di fiducia da cui comprare il pecorino e la ricotta, un norcino locale per comprare ogni tanto della carne rossa e per il resto cerchiamo di affidarci a una grande distribuzione che tuteli i lavoratori e la filiera, scegliendo prodotti solidal e biologici. Il tutto ovviamente spendendo in maniera oculata. Per il pesce però è un dramma: già nella provincia non c’è tanta scelta, i prezzi arrivano alle stelle ed è davvero difficile riuscire a mangiare pesce sostenibile. Read More

Sole cuore amore

Esce tra pochi giorni il nuovo film di Daniele Vicari. L’ho visto in anteprima al Festival del Cinema di Roma perchè ci recita e ci balla una cara amica, Eva Grieco, e merita di essere visto e raccontato.

La storia di cronaca si intreccia con il racconto di storie di vita reale, di chi fatica e lotta per vivere, alla propria maniera, senza compromessi o cercando di caversela tra i compromessi quotidiani del lavoro, dei soldi, della famiglia e della felicità.

Il racconto è così reale da sembrare inventato: il giorno dopo l’anteprima sui blog si leggevano dichiarazioni che denunciavano l’esagerazione nel racconto della vita di una delle protagonista, la povertà estrema da sembrare incredibile.

E invece è tutto vero.