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I più bei parchi giochi per bambini a Berlino

migliori parco giochi per bambini a berlino

Una vacanza a Berlino è sempre una buona idea, anche con un 3enne. Soprattutto per la bellezza dei parchi giochi per bambini a Berlino: se volete farvi un’idea della quantità di parchi esplorate Google Maps cercando con la parola Spielplatz, ne troverete un paio in ogni isolato.

Sono così tanti che qualcuno ha provato a contarli e raccontarli e ci ha scritto anche un libro che si intitola The Impossible Berlin. Playgrounds Guide, una vera e propria guida (impossibile, perché la catalogazione è impossibile) ai parchi per bambini. Al momento è disponibile solo in inglese ma comunque è un buon punto di partenza.

Noi ne abbiamo girati alcuni, quelli vicino alle attrazioni più famosi, alcuni nel quartiere dove alloggiavamo (Prenzelauer Berg, zona est), alcuni trovati qua e là nei nostri giri in bici. Questa non sarà quindi una guida esaustiva, ma una lista per farsi un’idea di cosa potete trovare.

Spielplatz Mauerpark

Mauerpark è il Parco del Muro: si trova su un terreno che correva tra i due muri paralleli che separavano Berlino Est e Ovest, una zona che era nota come “striscia della morte”. Ma a Berlino dalle ceneri di un posto orribile può nascere un punto culturale e di aggregazione.

Il parco risale agli inizi degli anni ’90 quando i residenti locali, iniziarono a piantare alberi e chiesero all’amministrazione locale di sostenere la creazione di un parco nella zona. E così il progetto del Mauerpark fu incluso nella candidatura della città per ospitare le Olimpiadi del 2000. Le Olimpiadi poi non arrivarono a Berlino ma il progetto non si fermò e nel 1994 fu completata la prima sezione realizzata dall’architetto Gustav Lange. Negli anni sono stati aggiunti diverse aree attrezzate, tra cui il nuovissimo Spielplatz con fondo di sabbia.

Qui le coordinate di Google Maps dello Spielplatz Mauerpark

Bachlauf Volkspark Friedrichshain

Qui da soli non ci saremmo mai arrivati, anzi sicuramente ci saremmo fermati al parco gonfiabili che si vede dalla strada. Ma con un insider, cioè mio cugino che vive a Berlino da più di dieci anni abbiamo scoperto uno degli angoli più belli in cui passare un pomeriggio di gioco con i bimbi.

Si tratta di un playground in Volkspark Friedrichshain, il primo giardino comunale della città (risale al 1846) che si trova appunto nel quartiere di Friedrichshain. All’ombra del bosco qui compare un fiume artificiale con acqua corrente, ponti, pietre scivolose, insomma tutto quello che serve per far divertire i bambini nelle giornate calde e per far andare in ansia i genitori italiani.

Qui le coordinate di Google Maps del fiume artificiale al Volkspark.

continua

Come appendere il panettone a testa in giù

come appendere panettone

Noi che vogliamo farci il panettone fatto in casa dobbiamo affrontare una lunga lista di problemi: gli ingredienti, la lievitazione, la cottura. E se alcuni di questi problemi possiamo risolverli con esperienza e un po’ di accorgimenti, il dilemma di come appendere il panettone a testa in giù rimane per molti.

Si perchè le gabbie di raffreddamento professionali, quelli che vediamo nei video dei nostri pasticcieri preferiti, non sono proprio un pezzo di arredamento casalingo, e richiedono un investimento notevole.

Sembra però che qualcuno stia pensando anche a noi poveri artigiani del panettone casalingo, e questo anno si trovano online alcune soluzioni a prezzi interessanti.

Attenzione, questi attrezzi che abbiamo trovato non li abbiamo ancora provati, perchè questo anno non riusciremo a produrre il nostro amato panettone, a causa di problemi tecnici del nostro forno. A questo proposito invito l’assistenza, se legge questo articolo, a procurarsi in fretta il pezzo di ricambio, altrimenti rischiamo di rinunciare anche alla lasagna del 25 dicembre.

Ma tornando ai nostri attrezzi di raffreddamento del panettone, ecco le novità di cui vi parlavo:

Tino, l’amico del pirottino! Il nome è molto carino, speriamo che le sue funzionalità siano altrettanto carine. In pratica si tratta di due spilloni autoportanti in acciaio inox adattabili sia al panettone alto che quello basso.

La teglia girapanettoni. In questo caso si tratta di una teglia vera e propria, purtroppo disponibile solo nelle dimensioni del forno standard.

La teglia si usa normalmente per cuocere e gli spilloni forniti vanno inseriti prima di mettere in cottura il panettone (si lo so, non piace molto neanche a me, ma sembra che funzioni). La teglia inoltre è pensata anche per chi vuole produrre più di un panettone, poichè è impilabile: potete comprarne due o più e fare una grande piramide di lievitati rovesciati, o ancora meglio, un albero di panettoni rovesciati, pronti per essere assaggiati a Natale.

Tre Pigne Verdi – Cotonificio Valle Ticino vi dice qualcosa?

tre pigne verdi cotonificio valle ticino

Scavando negli armadi si trova sempre qualcosa di interessante, soprattutto se vivi nella casa di famiglia dove hanno vissuto prima di te i tuoi nonni e che è in piedi da più di 80 anni.

E se la nonna era appassionata di uncinetti e corredi troverei un sacco di lenzuola e tovaglie e asciugamani, una quantità così ampia da bastare per generazioni ed essere riciclata in vari modi.

Tra le pezze rimaste in un armadio un po’ di tempo fa è uscita fuori una pezza di cotone grezzo con una bellissima stampa con tre pigne verdi, e con il nome del Cotonificio Valle Ticino. Ecco qui la stampa.

tela candida cotonificio valle ticino

La stampa è fatta in un angolo della tela, vicino alla cimosa e sembra molto vecchia. Ho provato a fare una datazione di produzione del tessuto cercando informazioni sul cotonificio, e ho scoperto un bel pezzo di storia industriale italiana.

Siamo nel 1905 in provincia di Milano, e precisamente a Turbigo. Qui viene fondato il Cotonificio Valle Ticino dall’acquisto dellala Tessitura di Vanzaghello, insieme ad altri due complessi industriali di Turbigo. La zona dei navigli intorno a Milano all’epoca era sede di importanti stabilimenti di filatura, come il più noto stabilimento di Crespi d’Adda, famoso per l’architettura e la struttura del villaggio operaio, tanto da essere proclamato patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

Lo stabilimento di Turbigo e le altre sedi del Cotonificio Valle Ticino, nonostante la crisi cotoniera che nel 1911 (un altro argomento interessantissimo, trovate un saggio molto approfondito a questo link), contavano circa tremila dipendenti in gardo di produrre 80 chilometri di tessuto giornaliero. Nel 1937 gli stabilimenti salirono a 11 e i dipendenti a 4500. Il cotonificio aveva allora due filature (Turbigo, Vittuone); cinque tessiture (Cerano, Fagnano Olona, Trecate, Vanzago, Vanzaghello); una tessitura a colori (Nese); un candeggio e una tintoria a Cerano, mentre una tintoria con stampa tessuti e lavorazione velluti a Fagnano Olona.

Durante la seconda guerra mondiale la produzione diminuì del 25% a causa delle mancanza di materie prime e per le difficoltà d’esportazione. Nei due anni di occupazione tedesca le difficoltà si accentuarono fino ad arrivare nei primi Anni Cinquanta alla chiusura degli stabilimenti, tra cui Turbigo con il licenziamento di 600 operai in maggioranza donne.

Ovviamente non ho scoperto la data di produzione del cotone, riesco a collocarlo in un ampio periodo che va dal 1905 agli anni 50. Qualcuno ha qualche elemento in più per fare una datazione?

Disavventure sull’e-commerce Padronte

e-commerce padronte

Se siete arrivati qua è perchè anche voi vi siete imbattuti nel sito Padronte (attenzione, citerò padronte molte volte in questo articolo ma non metterò mai il link diretto in modo da non creare ulteriore traffico), che vende elettronica a buoni prezzi. Forse vende, perchè noi abbiamo pagato qualcosa ma ancora ci deve arrivare, dopo più di 60 giorni.

Vi racconto nel dettaglio cosa è successo a noi, magari se siete arrivati qui anche a voi è capitata la stessa cosa.

A dicembre 2022 la nostra stampante fotografica Canon Selphy ci ha abbandonato; la avevamo ormai da diversi anni e abbiamo deciso di comprare un modello analogo così da continuare a usare la scorta di cartucce e carta.

Abbiamo fatto le nostre solite ricerche online: il prezzo si aggirava intorno ai 100 €, e su un solo sito, il famigerato padronte.com, abbiamo trovato un prezzo di circa 80 € con spedizione gratuita.

Il prezzo era conveniente, il sito era ben fatto, anche graficamente, addirittura aveva annunci sponsorizzati su Google Shopping, quindi abbiamo ritenuto che fosse affidabile. Al momento dell’acquisto la modalità di pagamento disponibile risultava solo il bonifico; con i piccoli e-commerce a volte capita che sia così, perciò abbiamo proceduto tranquilli e fatto il bonifico.

Il giorno successivo è arrivata l’email che vedete qui sotto, che in qualche modo ci ha rassicurato: addiritura Padronte era una società controllata da Mediaworld Europa e il bonifico stavamo per farlo direttamente a MediaWorld.

L’email era un po’ ostica da capire, ma non molto di più delle condizioni di vendita di molti altri e-commerce, così abbiamo fatto il bonifico. Era il 28 gennaio 2023.

Da allora abbiamo aspettato, e aspettato, e poi telefonato, e scritto email, e scritto PEC, ma non abbiamo ricevuto mai nessuna risposta. Alla fine abbiamo deciso di fare qualche ricerca sul web e finalmente su TrustPilot abbiamo trovato tante recensioni di persone che come noi ancora aspettano oggetti pagati e mai arrivati.

Da allora abbiamo provato a denunciare alle autorità la situazione, prima attraverso il modulo per le segnalazioni online dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, però ci è stato consigliato di fare una denuncia e siamo passati in Commissariato, dove ci hanno detto di preparare tutto il materiale cartaceo.

Nel frattempo siamo riusciti a parlare anche con un finanziere che si occupa di truffe online, che ha visionato padronte e ci ha detto che il sito è registrato a Los Angeles e che la carta di credito sulla quale si fa il bonifico è sicuramente intestata a un nome fittizio (quindi hanno preso un documento rubato e hanno intestato la carta al proprietario del documento).

La carta inoltre viene svuotata in continuazione in modo che tutti i soldi bonificati lì sopra non rimangano bloccati. è stata fatta un richiesta per risalire all’intestatario del numero di telefono, ma è probabile che anche quello risulti intestato a un nome fittizio.

Con la nuova legge sulla privacy non è possibile vedere a chi è intestato il numero di telefono e solo a seguito di diverse denunce si può procedere con un mandato internazionale e quindi provare a chiudere il sito. Quanto ci vuole per tutta la procedura? Ovviamente mesi, e mentre noi ancora aspettiamo di ricevere il nostro acquisto il sito viene spostato con un altro nome su un altro dominio e comincia tutto da capo.

Quindi a parte la denuncia, cosa possiamo fare? Stare sempre molto attenti, e diffidare di un sito che dichiara di avere molti metodi di pagamento e che invece dopo l’acquisto ne propone solo uno.

Il piatto tradizionale del Primo Maggio

Il Primo Maggio è una festa importante: politica, di piazza, piena di significati ma anche di leggerezza.

Da queste parti, almeno per una decina di anni, tra le scuole superiori e l’università, la meta del Primo Maggio è sempre stata il concertone di Piazza San Giovanni: un tuffo nella folla, nella piazza piena di musica, a prendere posti con il sole a picco sulla testa, con gli idranti pronti a schizzare, le bottiglie di vino contadino, la metro chiusa, il parcheggio lontanissimo e le marce a notte fonda per rientrare a casa.

Ma il Primo Maggio è anche il maggetto dei pic-nic con gli amici, delle gite al mare per il primo bagno o delle camminate in montagna senza il caldo torrido dell’estate.

Ma soprattutto il Primo Maggio è fave e pecorino, obbligatorio, senza se e senza ma! Con il tempo, ospitando amici di varie provenienze ho scoperto che il piatto tradizionale del Primo Maggio è soprattutto del centro Italia: siamo noi di Roma e provincia quelli fissati che non festeggiano il Primo Maggio se non hanno fave e pecorino.

L’origine della tradizione è abbastanza ignota, ma anche abbastanza semplice a pensarci: cosa c’è di più comodo da portarsi per un pic-nic che una forma di pecorino e un cartoccio di fave?

Ovviamente sulle fave c’è anche tutto un simbolismo dovuta alla pianta stessa: le fave per gli antichi romani erano simbolo di fertilità e fecondità, e cosa c’è di meglio per festeggiare l’inizio della stagione estiva che mangiare le fave? Ma le fave erano anche il legume collegato all’aldilà e ai defunti, simboleggiavano le anime dei morti e per questo motivo erano utilizzate in numerosi rituali scaramantici.

Un mix perfetto: scaramanzia e fertilità, come farne a meno? Soprattutto in una giornata come quella del Primo Maggio! A proposito: buon Primo Maggio a tutti!!!

I Giganti dell’Acqua a San Gregorio da Sassola

Per la serie gite fuori Roma continuano le esplorazioni della nostra zona, ovvero il quadrante est della citàà metropolitana di Roma.

Le nostre gite sono giornaliere e vanno un po’ fuori dai circuiti standard turistici, quelli che a Est di Roma vedono solo Villa d’Este, Villa Adriana e i Castelli.

Giganti dell'Acqua - basolato

Questa volta abbiamo esplorato un tratto seminosconosciuto di acquedotto romano, anzi un sentiero unico sul quale si incrociano 3 tratti di acquedotti imperiali che attraversano il territorio di San Gregorio da Sassola in prossimità del Fosso della Mola, su un percorso ad anello chiamato il sentiero dei Giganti dell’Acqua.

Gli acquedotti nel territorio erano quattro: l’Aniene Vecchia (272-269 a.C.); l’Acqua Marcia (144-130 a.C.) l’Acqua Claudia (38-52 d.C.) e l’Aniene Nuova (38-52 d.C.). Essi non sono noti al grande pubblico.

Percorsi degli acquedotti presenti in zona. Fonte Wikimedia

Ponte delle Mole

E’ un ponte dell’acquedotto dell’Aniene Antica. Fu costruito dagli ingegneri di Adriano per superare il Fossato delle Mole, in un punto ben scelto, proprio prima che la Valle si allarghi in modo da escludere un’ansa di circa due chilometri. E’ costruita interamente in opera cementizia, rivestita originariamente in opus reticulatum, rinforzato con blocchi di tufo nei piloni e con opera laterizia nello specus. Presenta doppie arcate, la sua lunghezza è di 155,50 metri e l’altezza è di 24,50 metri.

I suoi 24 archi hanno luci in media di 4 metri. Il diciannovesimo e il ventesimo arco sono crollati nel 1965. Il decimo e l’undicesimo arco superiore, insieme agli altri che vanno dal dodicesimo al diciottesimo (tutti in fila) sono originali . Sulle altre parti si notano vari restauri di epoche diverse.

La pendenza graduale è del 7,66 per mille, quella ripida è del 163,5 per mille. Quest’ultima è la pendenza più ripida mai trovata negli antichi acquedotti. E’ motivata dal fatto che dopo la caduta, con una svolta quasi ad angolo retto, si entra in una lunga galleria.

Ponte San Pietro

Giganti dell'Acqua - Ponte San Pietro

Su di esso scorreva l’Acqua Marcia (144-130 a.C.) e fu costruito per superare il fosso di San Vittorino. L’acquedotto trae il nome da A. Marcio Re, pretore nel 144 a.C., la cui famiglia vantava di discendere da Anco Marzio quarto Re di Roma.

Il ponte in origine era costruito in blocchi di pietra locale, porosa e calcarea, con grande arco centrale, di luce non inferiore a 15 metri. I pilastri, larghi 3,84 metri alla base, si riducevano man mano a 2,77 metri e l’effetto doveva essere molto bello. C’era presumibilmente un arco più piccolo sulla sponda a nord-ovest e tre su quella a sud-est. La struttura, interamente ricoperta di cementizio tardo, subì lavori di rinforzo sotto Tito o Adriano e successivamente, forse sotto Diocleziano, fu ricostruita tutta l’estremità sud-est.

“Ponte di Sant’Antonio”

E’ uno dei più bei ponti degli acquedotti romani. Fu costruito per far superare all’Aniene Nuova (38-52 d.C.) il fosso dell’Acquaramenga. Questo ponte, che trae il nome da una immagine di Sant’Antonio collocatavi forse nel secolo XVII, versa in uno stato di completo abbandono.

Esso è stato usato, e rimane ancora oggi, come passaggio pedonale da una riva all’altra del fosso.

Qui di seguito il percorso che abbiamo fatto

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Tutti gli attrezzi che servono per fare con il panettone

attrezzi panettone

Tutti gli anni manca qualcosa, e tutti gli anni aggiungiamo alla lista di attrezzi accessori imperdibili, questo perché una ricetta lunga e complicata come quella del panettone richiede che tutto sia perfetto, che non manchi all’ultimo secondo dopo 2 giorni di lavoro e di lievitazione la forma in più, il ciotolone imburrato, la quantità giusta di uvetta, e via dicendo.

Qui quindi è dove ricapitoliamo tutti gli attrezzi necessari per fare il panettone: farlo, impastarlo e cuocerlo in casa con un risultato soddisfacente e gustoso! Dico soddisfacente perchè non si può sperare di eguagliare i panettone di Massari, ma si può fare un buon prodotto casalingo.

Partiamo dagli elettrodomestici indispensabili: forno e impastatrice, senza di questi non si va da nessuna parte. Se poi volete qualcosa di ancora più performante e non avete problemi di budget invece dell’impastatrice classica (Kenwood o KitchenAid) allora potete acquistare una impastatrice tuffante. Le impastatrici tuffanti hanno due braccia di forma differenti che ruotano in senso opposto ma alla medesima velocità; un braccio ha il compito di “prendere” l’impasto, mentre l’altro stende l’impasto, che in questo modo viene ossigenato moltissimo. Ultimamente alcune casa produttrice hanno lanciato versione piccoline di queste impastatrici, come la Miss Baker di Bernardi.

Per una perfetta lievitazione dell’impasto occorre una temperatura controllata. Lasciare lievitare i vari impasti del panettone a temperatura ambiente è un rischio che non corriamo più: le nostre lievitazioni sono tutte controllate (forno o frigorifero, a seconda del caso). Anche qui ci sono innumerevoli alternative professionali o fai da te. Se siete interessati al fai da te una soluzione che trovate bene illustrata in questo video qui sotto. In questo caso vi servirà un termoregolatore (come questo che trovate a questo link) e una scatola grande di plastica a chiusura ermetica.

Uno degli ultimi errori fatti è stato quello di sovrastimare la temperatura del forno e tirare fuori il panettone senza aver controllato per bene la cottura. Il risultato è stato un panettone perfetto esternamente, non ben cotto all’interno che al momento di essere posto a raffreddare sottosopra si è smembrato malamente. Il danno molto probabilmente è stato causato da una cottura non ultimata (i panettoni informati erano 3 e hanno creato molta umidità all’interno del forno). Per ovviare al problema tenete sempre sottocontrollo la temperatura con un termometro da forno.

Infine, non dimenticate lo spillone per panettone!! D’altronde se c’è uno strumento fatto per questo scopo specifico perché non utilizzarlo?! Ecco il link per comprarlo. All’inizio abbiamo utilizzato ferri da maglia, in seguito degli spiedini molti lunghi da barbecue, e solo ora abbiamo capito che avendo un taglio quadrato tendono a ‘ferire’ il panettone e a tagliarne l’interno, rendendolo più soggetto a cadute

Ma la pianta di avocado dopo quanto fa i frutti?

quando fa il frutto la pianta di avocado

Ma la pianta di avocado dopo quanto fa i frutti? La risposta, dicono tutti gli esperti, è dopo 8 anni. E dopo 8 anni, due travasi, la gelata del 2018 il nostro avocado ha fatto un frutto!

Quando questa primavera lo abbiamo visto riempirsi di fiori siamo stati già felicissimi!! Il seme era uno di quelli casalinghi, che sostano prima nei vasetti pieni di acqua e poi vengono travasati in tristi vasi casalinghi.

Nel frattempo abbiamo anche scoperto che esiste un bellissimo kit per agevolare la coltivazione del seme di avocado in ambiente casalingo.

Dopo un anno nel vaso il nostro avocado, nel 2014, ha affrontato la terra. Ha stentato per un po’ e poi ha preso il via. Nel frattempo da solo ha affrontato estati torride e inverni gelidi. nel 2018, quando da noi (siamo in provincia di Roma) ha nevicato fa lo avevamo dato per spacciato, e invece ha resistito.

Insomma nel 2021 abbiamo visto i fiori e abbiamo pensato che con tutta la difficoltà dell’impollinazione sarebbe stato impossibile vedere un frutto. E invece di frutti ne abbiamo visti ben 12! A Luglio, sono diventati come vedete in foto.

Il clima e le piogge ovviamente non sono proprio quelli giusti, così anche nel 2022 abbiamo raccolto più o meno lo stesso numero di avocado, sempre delle dimensioni della foto.

Nel 2023 invece la quantità di pioggia è stata maggiore e i frutti sono diventati più grandi, di certo non come quelli del supermercato ma già soddisfacenti. Anche il raccolto è andato meglio, in totale avevamo circa quaranta avocado sull’albero e siamo riuscita a raccoglierli tutti, anche se abbiamo avuto difficoltà con la raccolta sui rami più alti. La pianta è ormai alta più di 4 metri, i rami sono molto elastici, si piegano ma a volta si spezzano anche.

Adesso aspettiamo che anche il nostro secondo albero faccia fiori e frutti: lo abbiamo piantato nel 2015, speriamo che il 2024 sia l’anno giusto!

Le parole pneumatiche

“Perbacco, signor, non avremo diviso il pane e il vino senza sapere i nostri nomi, eh? Il signor conte mi ha ben detto il vostro, ma l’ho dimenticato.”

“Corrado Silla” rispose il giovane.

“Silla, ah, Silla, bene. Io spero che non scriverete mai sulle Vostre liste di proscrizione Andreas Gotthold Steinegge di Nassau, bandito dal suo collegio per aver troppo amato il vino, dalla sua famiglia per aver troppo amato le donne, dal suo paese per avere troppo amato la libertà. Sapete, caro signor Silla, l’ultima è stata la pazzia. Oh, adesso sarei Kammerrath a Nassau, come il fu Steinegge mio padre, o colonnello come quella canaglia di mio fratello. Ma la libertà, die Freiheit, capite? È una parola pneumatica.”

Detto questo, il signor segretario abbracciò rapidamente con ambo le mani la seggiola, se la portò dietro con impeto; poscia, incrociando le braccia, stette a guardar Silla, che non capiva.

“Come, una parola pneumatica?” “Oh, già! già! Voi non capite? Infatti è un poco difficile. Ci sono, carissimo amico signor Silla, le parole algebriche, le parole meccaniche e le parole pneumatiche. Io vado a spiegarvi questo che mi ha insegnato un amico mio di Wiesbaden, fucilato dai maledetti prussiani nel 1848. Le parole algebriche discendono dal cervello e sono segni di equazione tra il soggetto e l’oggetto. Le parole meccaniche sono formate dalla lingua come articolazioni necessarie del linguaggio. Ma le parole pneumatiche vengono bell’e fatte dai polmoni, suonano come strumenti musicali, nessuno sa cosa vogliano dire e ubbriacano gli uomini. Se invece di Freiheit, invece di libertà si dicesse una parola di dieci sillabe, quanti eroi e quanti matti di meno! Sentite, carissimo giovane, io sono vecchio, io sono solo, io non ho denaro, io potrò morire sulla strada come un cane, ma se stanotte mi dicessero: Steinegge, alter Kerl, vuoi servire domani la nazione, essere Kammerrath a Nassau, sedere al tuo focolare, vedere tua figlia che non vedi da dodici anni, io, vecchio pazzo, direi: “No, per Dio! Viva la libertà”” Diede un gran pugno sulla tavola, ansando, soffiando rumorosamente con le nari, a bocca chiusa.

Castagnole facili facili

A Natale il Panettone, a Pasqua la pizza al formaggio e la pastiera (ma anche la pizza a solchi!) e vuoi non fare qualche dolcetto anche a Carnevale? Ma come no, soprattutto se parliamo di dolci facili da fare e golosi.

Qui non ci sono lievitazioni lunghe, non ci sono ingredienti insidiosi, c’è solo da accendere la friggitrice e buttarci dentro l’impasto: parliamo delle castagnole facili facili.

Ecco la nostra ricetta:

  • 2 uova
  • 4 cucchiai di zucchero, ovvero 50 gr di zucchero
  • 2 cucchiai di olio, ovvero 15 gr di olio
  • 1 bicchiere di latte
  • la buccia grattugiata di 1 limone
  • 1 bustina di lievito
  • 2 cucchiai di liquore a scelta
  • 300 gr di farina

La ricetta standard dice di montare i tuorli con lo zucchero, aggiungere gli altri ingredienti, prima tutti i liquidi, infine la farina e poi unire gli albumi montati a neve.

La ricetta veloce dice: le uova insieme allo zucchero, montate bene, aggiungete olio, latte, liquore (qui si utilizza unicamente marsala), poi la farina e il lievito e il limone grattugiato.

A questo punto potete accendere la friggitrice e portarla a circa 170/175° di temperatura; quando l’olio sarà pronto aiutatevi con un cucchiaio e buttate nell’olio bollente le palline di impasto. La cottura è molto veloce: appena le palline verranno a galla potete toglierle (attenzione perché se l’olio è troppo caldo l’impasto all’interno potrebbe rimanere crudo).

ATTENZIONE: non la friggitrice a aria, ma la classica friggitrice a olio, non credo che l’impasto liquido funzioni in quella ad aria ma mi informerò!

Appena scolate, ancora calde, passatele nello zucchero: non aspettate che si freddino altrimenti lo zucchero non si attaccherà più.

Infine, se volete aggiungere calorie alle castagnole facili facili preparate una crema al mascarpone per tenergli compagnia.